Gucciardi-Maggio: assicurare futuro a lavoratori ASU

cropped-mariella-maggio1.jpg“E’ necessario trovare soluzioni che, pur nelle difficoltà di reperimento delle risorse della Finanziaria 2015, assicurino un futuro ai 6000 lavoratori ASU”. Lo dicono il presidente del gruppo Baldo Gucciardi e la parlamentare Mariella Maggio firmatari di un emendamento che se approvato consentirebbe il finanziamento per l’anno 2016. “I tagli ed il contenimento della spesa – spiegano i parlamentari PD – non possono certamente gravare su lavoratori che da anni prestano la propria opera negli Enti locali”.

Violenza di genere. Maggio (Pd): Approvati i nuovi standard strutturali ed organizzativi per centri antiviolenza e casa di accoglienza

maggio“La nostra Regione ha compiuto un grande passo nella lotta alla violenza di genere con il decreto del presidente Crocetta che ha approvato i nuovi standard strutturali ed organizzativi per i Centri antiviolenza, Casa di accoglienza ad indirizzo segreto e Casa di accoglienza per gestanti e madri con figli.” Lo afferma in una nota il deputato Pd Mariella Maggio, che aggiunge: “Il decreto presidenziale, del 31 marzo (il numero 96/2015), fa riferimento alla Convenzione di Istanbul, che nel 2013 è stata definitivamente ratificata dal Parlamento italiano. Gli standard strutturali ed organizzativi approvati – spiega Maggio – hanno la finalità di garantire uniformità diffusa dei requisiti e qualità dei servizi per meglio prevenire e contrastare la violenza intra-familiare e altre specifiche forme di violenza contro le donne, di proteggere e fornire sostegno alle vittime. Il decreto – specifica la parlamentare regionale – dà un tributo a tutte quelle donne e a quei minori vittime di violenza ed ha tra i suoi principali obiettivi l’individuazione di una strategia condivisa e riconosce ufficialmente la necessità di azioni coordinate tra tutti gli attori a vario titolo coinvolti nella presa in carico delle vittime per la prevenzione e il contrasto del fenomeno. La rete dei centri, ovviamente, va estesa ed il problema è sempre quello delle risorse, ma personalmente mi batterò per questo obiettivo”.

Andrea Orlando: “Vanno colpiti i patrimoni e reintrodotto il falso in bilancio”

Liana Milella, la Repubblica, 10 dicembre 2014
Ora fate sul serio contro i corrotti? «Non abbiamo mai scherzato, lo prova l’autoriciclaggio». Non è solo propaganda? «No, tant’è che non è un intervento spot e non riguarda solo l’ambito penale». Garantite tempi stretti? «Sì, Parlamento permettendo». Più controlli? «Serve la vera Politica». Il Guardasigilli Andrea Orlando non fa sconti ai delinquenti.
Farà paura ai corrotti patteggiare e non scansare la galera?
«È giusto che, pur se si ammette la responsabilità, una parte della pena sia scontata in carcere. Basti pensare che su 54 mila detenuti solo 250 lo sono per reati contro la pubblica amministrazione».
Anziché alzare la pena minima della corruzione non era meglio aumentare la massima?
«Le cronache recenti dimostrano che il patteggiamento per questi reati funziona, bisogna però evitare che la deterrenza della pena perda la sua forza».
Confische come per la mafia: non si rischiano tempi lunghi?
«Abbiamo introdotto norme per accelerare anche quelle legate all’associazione mafiosa. In ogni caso la norma è studiata per tener conto della specificità dei patrimoni accumulati dai corrotti».
Non è l’ennesimo slogan dire che restituiranno il maltolto? Come e quando accadrà?
«Ridare indietro i soldi rubati sarà la condizione senza cui non si potranno avere sconti di pena. Sarà una pena aggiuntiva di forte deterrenza. Come abbiamo visto per i mafiosi, aggredire il patrimonio spesso spaventa più del carcere».
Con criminali così abili basta evocare la prevenzione?
«Per questo è fondamentale reintrodurre un serio falso in bilancio, perché attraverso la falsificazione dei bilanci non solo si violano le regole del mercato, ma si crea il nero necessario ai processi corruttivi. Anche questa norma è già al Senato».
Lei e Renzi non avete promesso tutto questo a fine giugno? Sono passati sei mesi e siamo a “caro amico”…
«La prima data riguarda le proposte, ma i provvedimenti sono stati licenziati a fine agosto. E poi, francamente, non definirei “caro amico” aver introdotto uno strumento importantissimo come l’autoriciclaggio che è già legge dello Stato».
Dopo la sentenza Eternit avevate garantito di cambiare la prescrizione. Ora volete allungarla solo per la corruzione. E la riforma?
«Domani il consiglio dei ministri licenzierà il testo che cambia tutto il processo penale, prescrizione compresa, ferma al primo grado, con tempi bloccati in appello e in Cassazione. In ogni caso il 16 dicembre la commissione giustizia della Camera affronterà la questione sulla base di proposte del Pd».
Ma nello scandalo di Roma la politica non si è mostrata schiacciata e succube?
«Non generalizzerei, i magistrati devono fare fino in fondo il loro lavoro. Tutti gli anni di esperienza del governo di centrosinistra a Roma, persino gli errori politici, non possono e non devono però essere ridotti alle cronache di questi giorni. Ci sono episodi che mostrano un forte grado di subalternità e permeabilità nei confronti di interessi di tipo criminale. Sono fatti molto gravi che vanno affrontati sotto tutti gli aspetti, andando fino in fondo».
E quali sarebbero questi aspetti?
«Sicuramente quello della prevenzione».
Tempi lunghi, allora…
«Non necessariamente. Sono fenomeni che infettano le istituzioni con il tempo e vanno affrontati alla radice, altrimenti rischiano di riproporsi con protagonisti diversi. Qui non bastano le norme. Ci vuole il colpo d’ala della politica, bisogna monitorare come funzionano i partiti che rischiano di essere realtà atomizzate, frammentate e per questo assoggettabili a interessi particolari. Qui conta la capacità di far vivere soggetti che non siano solo formicai con una lotta del tutti contro tutti, costellati di trasformismi che mortificano le aspettative degli elettori, dei militanti e della stragrande maggioranza di amministratori onesti. Al di là della dimensione penale, un partito che perde l’orizzonte comune diventa preda di chi vuole utilizzare la politica per fini di arricchimento o per disegni di potere».
Com’è possibile che il Paese che ha la presidenza del semestre europeo venga raccontato sui giornali come quello in cui gente del Pd prende uno stipendio mensile da Carminati?
«Bisogna rompere con tutto questo, il malaffare deve stare fuori. Prendere soldi da Carminati è particolarmente grave, ma il pericolo incomincia quando, in un quadro di frammentazione e di conflittualità, la capacità di lobby e interessi anche legittimi appare determinante e la linea del partito non è frutto di elaborazione collettiva o comunque autonoma, ma di referenti che sono esterni alla vita del partito, che lo usano come una gigantesca scacchiera. Questo è il punto politico da affrontare. Il problema sta in come si costruisce un partito che sia luogo di elaborazione e abbia una sua autonomia».
Sta dicendo che il Pd è eterodiretto da lobby esterne?
«Dico che il Pd sta tentando faticosamente di riflettere sulla propria forma di organizzazione ed è unico a farlo. Renzi, in questi mesi, ha cercato spazio di autonomia della politica. Questo non è avvenuto in tutte le realtà territoriali. Questo è lo sforzo che d’ora in avanti dobbiamo fare».

Andrea Orlando: “Giustizia più veloce e mai più leggi ad personam”

Andrea-OrlandoFabrizio Roncone intervista Andrea Orlando, Style Magazine, 25 novembre 2014

Andrea Orlando è un ministro della Giustizia determinato e sicuro. Un politico esperto e prudente. Un uomo pignolo che sa essere gelido. L’intervista sta per finire ed è inevitabile chiedergli di quella volta che Matteo Renzi, con aria ironica, disse: «Orlando? Un po’ doroteo…». Lui allora alza lo sguardo e ti osserva senza che un solo muscolo del viso si contragga (forse, a essere attenti, si muove leggermente il sopracciglio destro). La riforma più complessa e importante del Paese è affidata a questo ex ragazzo della Fgci di La Spezia che, a 45 anni, ha una biografia importante: fu scoperto da Piero Fassino che nel 2003, all’epoca segretario diessino, lo volle nella sua direzione; Walter Veltroni lo nominò poi portavoce del neonato Pd; Pier Luigi Bersani lo spedì a fare il commissario nella palude napoletana; Enrico Letta gli affidò il ministero dell’Ambiente. Aneddotica scarsa: era nelle strade di Genova durante i tremendi giorni del G8, il taglio dei suoi abiti è impeccabile.
Iniziamo con questa domanda: può provare a spiegarci la riforma della giustizia al di là degli slogan e delle polemiche sulle ferie dei magistrati?
Vent’anni di battaglie campali su questa materia hanno fatto quasi del tutto perdere di vista le sacrosante esigenze dei cittadini e del sistema Italia di far funzionare il servizio giustizia, un bene comune. E un buon servizio, perché sia tale, ha bisogno di essere certo nelle sue regole e nel suo funzionamento. La filosofia alla base della riforma si muove da questa consapevolezza: serve una giustizia più veloce ed efficace. Il che significa, ad esempio nel civile, selezionare la domanda e specializzare la risposta. Risolvere quindi preventivamente i conflitti evitando che arrivino di fronte al giudice laddove non è necessario. Allo stesso tempo sappiamo che oltre a norme nuove servono risorse e investimenti nel personale e nell’informatica…
Responsabilità civile dei magistrati: l’Europa ci chiede di cambiare da anni…
L’Europa in verità ci dice che i cittadini italiani non sono tutelati da eventuali gravi errori che la magistratura compie nell’applicazione del diritto comunitario. Quello che dobbiamo chiederci noi è se lo siano per l’applicazione di quello interno. E mi pare di poter dire, a quasi 30 anni dal varo della legge Vassalli, che questo sistema di tutela non ha funzionato. Il punto di partenza è chiaro: come risarcire il cittadino per un grave errore e poi come corresponsabilizzare il magistrato che ha eventualmente causato questo errore, tutelando il principio dell’indipendenza della magistratura.
Palmiro Togliatti, ministro della Giustizia nel primo governo De Gasperi, subito dopo la guerra, varò indulto e amnistia: lei ha mai pensato a simili provvedimenti? Lo stesso presidente Napolitano chiese interventi di genere «togliattiano»… (va ricordato che Orlando fu tra i pochissimi, la scorsa estate, a partecipare alle celebrazioni per i 50 anni della morte del «Migliore» che si tennero al cimitero del Verano, nda).
L’amnistia di Togliatti servì a chiudere una guerra civile, oggi eventualmente servirebbe ad affrontare l’emergenza del sovraffollamento carcerario. Guardiamo i fatti. Dopo l’ultimo indulto del 2006, questo Paese si è trovato ad affrontare una drammatica emergenza di sovraffollamento carcerario, generato da leggi che hanno incrementato il ricorso al carcere come pena. Io non sono ideologicamente contrario a questi provvedimenti, ma mi chiedo se non sia il caso di affrontare le cause del sovraffollamento piuttosto che i suoi effetti.
Capisco, ma insisto: non crede che indulto e amnistia possano essere soluzioni concrete e rapide per il risolvere il dramma del sovraffollamento delle carceri?
La prima emergenza che ho affrontato è stata esattamente quella del sovraffollamento. Ricordo che a maggio sull’Italia pendeva il rischio di una pesante condanna, anche economica, della Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo. Ci siamo messi al lavoro, abbiamo puntato sulle pene alternative, sugli accordi con le regioni per i detenuti tossicodipendenti, il Parlamento ci ha dato un grande aiuto approvando leggi che hanno permesso di allentare un eccessivo utilizzo della carcerazione. I primi effetti possiamo vederli: siamo passati da quasi 70 mila detenuti agli attuali 54 mila e la Corte di Strasburgo ci ha evitato l’onta della condanna. Questo ovviamente non significa che non ci sia ancora tantissimo lavoro da fare.
Il Pd, dal giustizialismo a volte sfrenato degli ultimi anni, è diventato garantista grazie ai mutamenti d’identità imposti da Matteo Renzi al partito?
Non direi che il Pd sia stato sfrenatamente giustizialista, il clima di contrapposizione costante, di assedio alla giurisdizione ha sicuramente ridotto gli spazi per il senso critico. L’ambizione di ridare centralità e autonomia alla politica, stimolata anche da Renzi, consente oggi un approccio nuovo: la giustizia come grande infrastruttura democratica piuttosto che come terreno di scontro.
Corruzione, piaga per l’Italia. La legge Severino deve essere modificata e in molti sollecitano una revisione della materia.
La legge Severino ha introdotto importanti novità nel campo della prevenzione alla corruzione, attività che ruota attorno all’Autorità Nazionale Anticorruzione oggi guidata da Raffaele Cantone. Si può discutere su come correggerla dopo la prova dei fatti, anche se al momento non c’è alcun progetto di modifica.
Torniamo alla riforma: per anni s’è detto che non si poteva mettere mano alla giustizia perché la presenza di Silvio Berlusconi avrebbe inquinato il dibattito. Eppure oggi Berlusconi ha assunto una nuova centralità. Quanto pesa il patto del Nazareno sui riformatori, ministro?
Le ricordo che la centralità di Berlusconi si è rafforzata anche a seguito della decisione di altre forze politiche di non partecipare al percorso delle riforme istituzionali…
Saranno modificate o abrogate le famose leggi ad personam volute dai governi Berlusconi? Ricorda? Falso in bilancio, legge ex Cirielli…
Il rafforzamento del reato del falso in bilancio è uno strumento necessario per rafforzare la lotta alla corruzione, dare trasparenza al mercato, contrastare le infiltrazioni criminali nell’economia. Per questo è stato associato a un nuovo reato, l’autoriciclaggio. L’ex Cirielli è già stata modificata in una parte significativa dal Parlamento lo scorso anno e noi prevediamo di rivedere i meccanismi di prescrizione.
Trattativa Stato-mafia: il presidente Napolitano costretto a subire un interrogatorio. Alcune procure fanno politica?
Nella mia veste di ministro della Giustizia mi sono ripromesso di non commentare mai un procedimento in corso o una sentenza, anche la più controversa per l’opinione pubblica come è recentemente successo nella dolorosa vicenda del caso Cucchi. Come cittadino, non posso che applaudire la levatura politica di Giorgio Napolitano che con grande umiltà e deferenza per le istituzioni ha scelto una condotta che ha replicato con i fatti a inaccettabili attacchi alla sua persona.
Lei, all’interno del Pd, apparteneva alla corrente dei cosiddetti Giovani Turchi, poi è diventato ministro: cosa pensa degli atteggiamenti di Renzi che, nei confronti della minoranza (bersaniani, dalemiani, cuperliani) è spesso sprezzante?
Renzi ha rotto molti schemi… In alcuni casi era necessario, in altri avrei forse modulato diversamente i toni.
Ultima domanda: lei, per carattere, sembra molto diverso dal premier. Timido, riservato, mite. Renzi la definì «un po’ doroteo». Come riuscite ad andare d’accordo?
Guardi, io sono meno mite di quello che sembro… Renzi comunque ha sempre rispettato il mio lavoro così come io ho sempre assicurato la massima collaborazione alla squadra di cui lui è il capitano. Si è enfatizzata molto quella battuta, che tale resta. Tanto più per uno come me, che non si vergogna di essere stato iscritto al Partito Comunista Italiano.

Piantiamo un alberello per festeggiare la natura e rendere più verdi le nostre citta!

maxresdefaultOggi è la Festa dell’Albero, alberelli aspettano che ognuno di noi ne pianti almeno uno per rendere le nostre città più verdi e vivibili. E’ una festa che si svolge proprio il giorno dopo l’anniversario della Dichiarazione Internazionale dei Diritti dell’Infanzia per ribadire la necessità di salvaguardare i diritti dei bambini del mondo, primo fra tutti il diritto a crescere in un ambiente sano e accogliente. Io pianterò il mio alberello. Spero che oggi saremo in tanti a farlo.

Lotta all’omofobia e al bullismo sia prioritaria nella scuola – di Aurelio Mancuso

Aurelio Mancuso, Cronache del Garantista, 18 novembre 2014
Che cosa succede nella scuola italiana da far pensare che sia in atto una vasta campagna d’incitamento all’odio ai danni delle persone omosessuali, dei ragazzi più esposti, percepiti più deboli? L’episodio di Perugia, dove un insegnante avrebbe insultato e poi aggredito uno studente utilizzando una frase del tipo «essere gay è una brutta malattia, vero?», dovrà essere pienamente verificato, anche perché le versioni dei due protagonisti divergono parecchio. A noi non tocca svolgere indagini e fornire giudizi perentori su un fatto così delicato, che se comprovato determinerà quasi certamente il licenziamento del docente. Osserviamo però con trepidazione la cronaca, la polemica politica, le intromissioni curiali che hanno come bersaglio il pluralismo e la funzione pubblica della scuola. Sta passando l’idea che debbano esser segnalate al vescovo di turno gli istituti colpevoli di occuparsi di educazione sessuale, di omofobia, di rispetto tra i generi, di conoscenza di sé. Una crociata cui la ministra all’Istruzione, Stefania Giannini non sa rispondere con fermezza, forse per incapacità politica e culturale, forse perché non si sente sostenuta da un governo in cui sono presenti esponenti dai valori e provenienze contrapposte: da Ivan Scalfarotto omosessuale dichiarato e impegnato sui temi dei diritti civili a Gabriele Toccafondi (suo) sottosegretario esponente di rilievo del cattolicesimo reazionario. Il Forum delle Famiglie ha pubblicato su Famiglia Cristiana un decalogo per i genitori che li sollecita a individuare se le scuole in cui hanno iscritto i figli siano governate dalla “teoria gender” la nuova ossessione che le gerarchie cattoliche agitano comprendendone solo loro il significato. Al grido di “contrastiamo le potenti lobby gay” i gruppi cattolici tradizionalisti si organizzano, sono sostenuti dall’Ncd e da pezzi consistenti di Forza Italia, nella completa ignavia del resto del panorama politico, che a sinistra non sa andare oltre le retoriche condanne. Si deve sapere che la questione vera non riguarda i gay, come sempre strumentalizzati dai politici e dai poteri forti italiani, ma la scuola italiana. Si vuole disarmarla, rendere docile, impaurire i già pochi insegnanti che portano avanti coraggiosi percorsi educativi e formativi di educazione alla salute, di riconoscimento dei conflitti emotivi e sociali. Mentre le iscrizioni alle scuole private retrocedono pesantemente, si cerca di colpire una delle istituzioni, che con tutti gli enormi problemi storici e le contro riforme che ha dovuto subire, continua a resistere, a essere un presidio dello Stato nei centri storici così come nelle desertificate periferie. Matteo Renzi ha fatto del sostegno alla scuola uno dei suoi elementi distintivi del programma di governo, è una novità assoluta e depone a suo favore, perché significa che comprende appieno che il futuro si gioca lì. C’è il rischio che pluriennali atteggiamenti conservativi della struttura del Miur e le pressioni esterne degli sparuti, ma ben finanziati, gruppi estremisti, insieme determinino l’insuccesso a quel cambiamento necessario su cui il presidente del Consiglio punta. Per questo lo sollecitiamo a guardare alla scuola oltre la pur necessaria ristrutturazione degli edifici e la stabilizzazione degli insegnanti e, di difenderne il ruolo costituzionale di baluardo della democrazia.

“Lavoratori autonomi: perché 1 su 4 rischia la povertà”. Lo studio di ‘Panorama’

di Massimo Morici – tratto da ‘Panorama’ (10 novembre 2014)
Chi ha colpito la crisi? Certo un po’ tutte le classi di lavoratori, anche se una ha sofferto più delle altre, perché meno tutelata: le famiglie dei piccoli imprenditori. Artigiani, commercianti, liberi professionisti, soci di cooperative. La legge di Stabilità prevede pochissime misure a sostegno di queste categorie.

Qualche esempio? Il regime fiscale agevolato presenta molti ancora molti punti oscuri, mentre è certo che il taglio dell’Irap non interesserà le attività senza dipendenti e sembra ormai sfumata l’ipotesi di estendere anche agli autonomi il bonus degli 80 euro.

A scattare unaa fotografia impietosa del “popolo delle partite Iva” è la CGIA di Mestre, che proprio a questo ceto si rivolge: è il corpo sociale, scrive nel’ultimo studio, che più degli altri è “scivolato verso il baratro della povertà e dell’esclusione sociale”.

Autonomi vs. dipendenti
Una conclusione esagerata? Forse no. Basta guardare qualche numero a riguardo: negli ultimi sei anni (dal 2008 al primo semestre 2014) gli automi che hanno cessato la propria attività sono stati 348.400.

La contrazione è del 6,3%, quasi il doppio di quella registrata tra i dipendenti, che nello stesso periodo sono diminuiti del 3,8% (-662.600 unità).

Non solo. Il reddito delle famiglie con fonte principale da lavoro autonomo ha subito in questi ultimi anni una “sforbiciata” in media di oltre 2.800 euro (-6,9 per cento); quello dei dipendenti è rimasto pressoché lo stesso, mentre nel 24,9% dei casi un titolare di partita Iva ha vissuto addirittura con un reddito disponibile inferiore a 9.456 euro annui, sotto la soglia di povertà dell’Istat.

È quest’ultimo, soprattutto, il caso dei lavoratori autonomi che hanno un rapporto di quasi esclusività con un fornitore e che in realtà svolgono attività dipendente o comunque subordinata: nel popolo delle cosiddette “false partite Iva”, insomma, si annida la precarietà più evidente del mondo del lavoro.
“A differenza dei lavoratori dipendenti quando un autonomo chiude definitivamente bottega non dispone di alcuna misura di sostegno al reddito” spiega Giuseppe Bortolussi, segretario della CGIA Mestre.

Le partite Iva si trovano, da questo punto di vista, sul gradino più basso, persino dei collaboratori a progetto, che possono contare su un indennizzo una tantum. Gli autonomi, invece, non usufruiscono dell’indennità di disoccupazione e di alcuna forma di cassa integrazione.

“Una volta chiusa l’attività ci si rimette in gioco e si va alla ricerca di un nuovo lavoro. Purtroppo non è facile trovarne un altro: spesso l’età non più giovanissima e le difficoltà del momento costituiscono una barriera invalicabile al reinserimento, spingendo queste persone verso forme di lavoro completamente in nero” conclude Bortolussi.

http://www.panorama.it/economia/lavoro/lavoratori-autonomi-perche-rischia-poverta/

Crocetta, Grillo cerca voti della mafia

“Beppe Grillo oggi è un barbaro politicante che cerca i voti della mafia per fini di potere, va a braccetto con Dell’Utri e Di Vincenzo, è xenofobo e razzista, insulta le persone anche per le proprie scelte individuali”. Così il governatore della Sicilia, Rosario Crocetta, sulle dichiarazioni di ieri sera a Palermo per lo ‘sfiducia day’, di Beppe Grillo su mafia e nei suoi confronti. “Non temo la sfida – aggiunge – di chi pensando di accaparrare consensi utilizza bassezze senza limiti”. (ANSA)

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mariella maggio2

Avere un blog non è cosa semplice. Al contrario: è stressante. Perché l’unico vero motivo che ti spinge ad averne uno è che hai voglia di comunicare e quindi vuoi “incontrare” tutti quelli che hanno voglia di leggere e comunicare a loro volta con te. E siccome nel campo dei rapporti umani una “strada” non vale “un’altra”, anche se non lo ammetteremo mai, io la strada del blog l’ho scelta per non logorarmi nella routine del comunicato stampa o dell’intervento in Aula all’Assemblea regionale siciliana. E penso quindi che sarà un dialogo costante.
Qui scriverò anche delle mie iniziative, voi se vorrete commenterete e tramite diversi link potrete eventualmente approfondire i temi che durante il mio mandato sto affrontando. Un mandato parlamentare che fin dall’inizio ho imperniato su cinque parole chiave: democrazia, lavoro, diritti, ambiente, cultura. Questo perché in un periodo di assoluta confusione, come quello che stiamo vivendo, è opportuno avere ben chiaro cosa sia essere di sinistra (che non è sicuramente quella ‘brutta bestia’ indicata come il male per tanti anni e che molti dei nostri dirigenti oggi hanno quasi ritrosia ad usare) e come la sinistra si stia approcciando alle tante questioni irrisolte che agitano la nostra società.

Mariella Maggio